Anche le scuole e le università sono soggette alla legislazione ambientale relativa ai rifiuti.
Come qualunque altra azienda, infatti, all’interno dei plessi di Licei, Istituti Tecnici e Università occorre gestire i rifiuti che sono generati dall’attività scolastica.
Esempi sono la carta, il cartone, la plastica, gli scarti di cancelleria in genere, i toner e le cartucce di stampa esauriti, le apparecchiature elettriche ed elettroniche da dismettere, i rifiuti biodegradabili, e infine i derivanti da attività svolte nei laboratori scolastici.
Proprio per la mission educativa insita nella scuola, l’attenzione all’ambiente rende sensibili tutti gli attori (studenti, ATA , docenti) alla gestione dei rifiuti cosiddetti “normali” .
Non c’è scuola che non abbia contenitori speciali per il riciclo di carta e cartone, oppure che non abbia una specifica procedura per toner e apparecchiature elettriche ed elettroniche.
Tutto bene quindi?
In realtà, è proprio nei laboratori di chimica, di fisica, di biologia di licei, istituti tecnici, scuole professionali e Università che la gestione del rifiuto derivante dalle attività pratiche svolte al loro interno è meno performante.
Bicromato d’ammonio, perossido di sodio, , cloruro di metilene, alcoli, acetone, toluene…. sono solo alcuni dei composti che liceali e universitari si trovano a manipolare ogni giorno nei laboratori delle loro scuole.
In quasi tutte le scuole c’è un regolamento sulla manipolazione di tali sostanze, sull’utilizzo dei DPI e su come i responsabili del laboratorio di chimica o di biologia debbano stoccare e aggiornare l’inventario.
Purtroppo però poca attenzione viene posta alla fase dello smaltimento.
L’individuazione, classificazione e smaltimento di questi prodotti deve essere effettuata, secondo la legislazione, sotto le normative che regolamentano i rifiuti speciali.
Eppure molte scuole non gestiscono questa fase in modo corretto, potenzialmente causando pericolo per la salute e l’ambiente e rischiando sanzioni e provvedimenti nei confronti degli attori inadempienti. (da inserire quali sono le sanzioni)
Se sei un responsabile del laboratorio di chimica, di fisica, di biologia della tua scuola, ti consigliamo, in base alla nostra esperienza, di accertarti che :
nella tua scuola esista un regolamento aggiornato sullo smaltimento dei rifiuti prodotto durante le attività didattiche. Non darlo per scontato!
tale regolamento sia effettivamente applicato. Accertati quindi che sia un regolamento nato sulle effettive necessità della tua scuola e su misura del tuo laboratorio, e non un copia e incolla di uno dei tanti modelli in giro per il web.
la procedura sia esaustiva non solo sull’elenco dei prodotti tossici e non tossici, ma che ben definisca tutte le fasi di manipolazione, con particolare cura al post utilizzo, allo stoccaggio e allo smaltimento.
In pratica, non accontentarti della solita frase di circostanza che liquida in quattro parole questa fase.
I tuoi studenti conoscano bene e applichino le procedure per il post utilizzo. Controlla, ad esempio, che allievi poco attenti non “risciacquino” nel lavandino i contenuti degli esperimenti ma utilizzino gli appositi contenitori o zone di lavaggio contenitive.
lo smaltimento dei rifiuti del tuo laboratorio avvenga in modo corretto, con trasportatori certificati, verso siti di smaltimento adeguati, secondo quanto stabilito dalla normativa dei rifiuti speciali.
Un consiglio, in particolare , è di non delegare questo tipo di controllo: sei tu il responsabile, ricordalo.
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Meglio ancora, rivolgiti a Novatech.
Possiamo fare assieme un check per definire se il tuo laboratorio scolastico a norma per la gestione e lo smaltimento dei rifiuti speciali.
PS: se ti domandi se gli esempi fatti siano frutto della nostra fantasia… purtroppo no. E’ quanto abbiamo verificato in laboratori di scuole e licei!
Se sei una azienda che produce scarti agroalimentari di origine vegetale o di origine animale, (chiamati più correttamente SOA , come spieghiamo in questo articolo ) oppure lavori nella grande distribuzione e hai merce deperibile scaduta , ti sei già scontrato con la difficoltà di gestire tutto il processo di smaltimento.
Tutte le fasi comportano costi e tempi per gestire sia l’iter burocratico sia tutte le fasi operative: raccolta, trasporto, smaltimento.
Anzi! Spesso hanno una caratteristica che li rende preziosi: sono perfetti per alimentare la digestione anaerobica degli impianti di biogas o di biometano.
I digestori anaerobici trasformano questi residui agroalimentari in una miscela gassosa composta in parti quasi equivalenti di ossigeno e metano.
Questa miscela gassosa (chiamata biogas o biometano) è utilizzata per la produzione di energia elettrica e energia termica e biometano: quindi, un valido sostituto ai combustibili combustibili fossili e al gas naturale.
In Italia stiamo dando un forte impulso a questo settore. Nel territorio nazionale, ci sono circa 1600 impianti (dato del 2020) con una produzione 1,7 miliardi di metri cubi di biometano.
A differenza di petrolio e metano, il biogas è una fonte rinnovabile: ecco perché , anche in Italia, gli impianti preposti alla produzione di questo combustibile sono in crescita. Sempre secondo le ultime stime, siamo quarti al mondo!
Veniamo al punto: quello che tu chiami “rifiuto ” (che siano ciccioli o zoccoli, sansa o olio, residui di lavorazione o cibo scaduto) ha caratteristiche chimico fisiche che ben si presta ad essere utilizzato come materia prima.
Questa è la domanda che ti starai facendo.
In realtà, è la domanda principale che qualunque azienda ci pone, quando proponiamo questo tipo di gestione dei rifiuti.
La risposta è molteplice:
Quindi, non solo farai parte attiva dell’economia circolare ma ne avrai anche un vantaggio economico.
Noi di Novatech ci occupiamo da più di vent’anni dell’utilizzo dei rifiuti agroalimentari.
Quindi se sei una azienda che opera nel settore agroalimentare e devi gestire i tuoi sottoprodotti, chiamaci.
Troveremo la soluzione migliore per te.
Cert. ISO 9001:15 n. 6291
Cert. ISO 14001:15 n. 0552A
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